Ormai ci siamo, fra poco inizieranno le sfilate dei carri e i lanci dei coriandoli, le feste in costume e le abbuffate di dolci (non mi azzardo a dirne i nomi per evitare di offendere qualcuno, che qui da noi si scherza su tutto ma sul cibo sono guai ;))
La parola Carnevale deriverebbe da “Carnem levare”: queste feste infatti precedono la Quaresima, periodo dedicato all’astinenza e alla purificazione in vista della Pasqua.
Le radici pre-cristiane del carnevale affondano come sempre nei rituali greci e romani, che una volta l’anno celebravano il temporaneo scioglimento dell’ordine costituito e consentivano al caos di esprimersi: sapevano infatti che sarebbe stato terreno fecondo, un’occasione per mettere in discussione regole magari vecchie e rifondare un nuovo equilibrio su nuove basi, più aderenti alla realtà.
Seguendo questo principio, vi invito a pensare a quale vorreste che fosse il vostro travestimento: se per un attimo poteste dimenticare chi siete, la vostra storia e ciò che vi circonda, ed esprimervi in assoluta libertà, sapendo che nessuno può vedervi né giudicarvi…cosa fareste? 🙂
Io sto cercando da tempo un costume che possa tenere insieme Nonna Papera e Jessica Rabbit: se fra voi c’è qualcuno che ha suggerimenti, sono più che benvenuti!
Credo infatti che sarebbe un articolo molto venduto, soprattutto fra le donne che sono stanche di sentirsi incastrate nel ruolo della bambolina sexy o, viceversa, in quello della paziente-accudente-e-sempre-sorridente donnina di casa.
Una delle grandi doti del femminile è la flessibilità; temo che però ultimamente, noi per prime, abbiamo portato all’estremo questa capacità: nel tentativo di essere tutto (madre, moglie, lavoratrice, …) abbiamo perso di vista chi vogliamo essere davvero.
E, oso dire, l’effetto collaterale non secondario è che anche il maschile sta smarrendo totalmente la sua identità.
Ok, per i sermoni ci sarà tempo in Quaresima: per ora, buona celebrazione del caos, e che sia fecondo di nuove idee! 🙂