Sentirsi riconosciuti dagli altri ha un’enorme importanza per gli esseri umani, anche se spesso preferiscono indossare una maschera.
Ieri sera ho partecipato all’ultima lezione del corso introduttivo di astrologia psicologica: abbiamo usato il Tema Natale di ogni partecipante per fare un ripasso sugli archetipi che rappresentano i segni e i pianeti, e di come questi concorrono ad influenzare la personalità e la visione del mondo di ognuno. È stato bellissimo vedere le espressioni, fra sollievo e sorpresa, di chi si è sentito “raccontare da fuori” grazie alla capacità che hanno i simboli di andare oltre le apparenze e arrivare diretti all’essenza delle cose.
Ho la grande fortuna di assistere anch’io a questi piccoli miracoli con i miei clienti; gli strumenti che uso sono il Business e il Life Mentoring, ma l’obiettivo è lo stesso: aiutare chi mi sta davanti a sentirsi visto, capito, accolto e finalmente riconosciuto in tutto il suo valore di essere umano, pieno di potenzialità che aspettano solo di esprimersi.
Non sempre ci è dato di nascere e crescere in condizioni ottimali; anzi, purtroppo capita più spesso il contrario. E quindi ricorriamo a delle strategie di adattamento, spesso sotto forma di ruoli autoimposti. Ma arriva sempre un momento in cui ci rendiamo conto che la maschera (se è solo una siamo già fortunati!) che abbiamo indossato per sopravvivere ci sta diventando stretta… e allora che si fa? Non consiglio di togliersela a forza, a meno che l’idea di farti strappare un molare senza anestesia ti sembri eccitante.
Un primo, piccolo, ma importantissimo passo, è quello di rivolgerti a qualcuno che possa guardarti negli occhi (non per niente li chiamano “specchi dell’anima”) senza paura e, soprattutto, senza giudizio. È fondamentale che tu senta di poterti fidare, perché sono momenti di massima vulnerabilità. Ovviamente suoneranno dei campanelli di allarme, perché la funzione della maschera è anche quella di proteggerti, ma se riesci ad ascoltarti bene (e a sentire i messaggi del corpo), dovresti riuscire a distinguere la naturalissima (e benedetta) paura dell’ignoto, dall’istinto di fuga di fronte a un pericolo mortale. Se sei nella seconda condizione, per amor del cielo, esci da quella stanza. Forse chi ti sta di fronte è bravissimo, ma non è il terapeuta adatto a te. In ogni caso, non gli devi nessuna spiegazione.
Se pianti un seme con la massima cura nel terreno adatto a lui, e ti assicuri che abbia acqua e luce e riparo da parassiti e intemperie, come potrebbe poi non sbocciare in tutta la sua magnificenza?
Ti auguro di trovare il tuo giardiniere dell’anima: sarà quello giusto se ti insegnerà a diventare te stesso 🙂