Ho iniziato ad interessarmi ai temi della crescita personale nel 2009, grazie ad una profondissima crisi che ha toccato tutti gli aspetti della mia vita: dalla relazione al lavoro, dalla salute alla famiglia. Ora che ne ho fatto una professione, la mia risposta alla domanda se valga veramente la pena seguire il consiglio di Socrate e “conoscere sé stessi” dovrebbe essere un deciso “sì”, giusto? E invece rispondo: “Dipende”.
Ad esempio, non è il caso di investire energie (tante), tempo (meno di quello che si creda) e denaro (idem come sopra) se:
- Non sei pronto a metterti in gioco fino in fondo, andando oltre la paura del giudizio (che nella relazione d’aiuto è, per fortuna, il grande assente) di essere etichettato come matto, malfunzionante o depresso, solo perché chiedi l’intervento di un professionista;
- Non sei pronto ad attuare dei cambiamenti: nel tuo modo di pensare, di comportarti, di guardare a te stesso e alle tue relazioni, ecc;
- Non sei pronto a lasciare andare: le vecchie abitudini, soprattutto, ma a volte anche le persone la cui compagnia potrebbe rivelarsi ciò che ti tiene bloccato in uno schema disfunzionale;
È invece assolutamente il caso di farti questo regalo se:
- Ti sembra di essere arrivato ad un punto morto (nella relazione di coppia o con un familiare, sul lavoro, nella definizione della tua identità) e non sai che pesci pigliare;
- Ti senti bloccato negli stessi pensieri o abitudini da qualcosa, che per convenzione definisci “pigrizia”, “sfortuna” o addirittura “destino”, ma che sai venire da un luogo molto più profondo dentro di te;
- Vuoi veramente cambiare la tua vita in meglio, assumendoti tutte le responsabilità che questo comporta, perché finalmente hai deciso di fidarti del fatto che, appunto, ne vale la pena.
Quello che è certo è che, poi, niente sarà più come prima.
Pillola rossa o pillola blu?