Ma alla fine, è proprio vero che “se vuoi, puoi”? Forse.
Colgo lo spunto di questo post di Tlon “contro la motivazione” e di un articolo analogo su The Vision per svincolare il concetto di empowerment, a me molto caro, dalla retorica semplicistica del volere = potere.
Trovo infatti pericoloso e fuorviante mettere in un unico calderone
- Speech motivazionali
- Pensiero positivo
- Strumenti e pratiche per sostenere la motivazione esterna (come il feedback)
- Strumenti e pratiche per coltivare e allenare la motivazione interna (come il coaching)
L’empowerment, almeno per come lo concepisco io, lavora principalmente sull’ultimo aspetto, ovvero sul sostenere la persona nella ricerca e utilizzo di risorse interne per
- sviluppare e rinforzare un sano senso di autostima e di autoefficacia (no, non sono la stessa cosa)
- allenare una mentalità orientata alla crescita e alla ridefinizione del concetto di errore/fallimento
- imparare a considerarsi co-creatori invece che vittime delle circostanze (colpa vs responsabilità, anyone?)
“Ah certo, quindi se magicamente divento “empowered” la vita mi sorride, ho sempre l’autostima a palla e non avrò mai neanche un problema, vero?”
Ovviamente no, così come è assurdo negare che ci siano soprusi, condizioni di partenza oggettivamente diverse, catastrofi e tragedie che arrivano inaspettate, eccetera.
E quindi?
Quindi, per come ho imparato a vederla (e a viverla), meglio attrezzarsi per reagire nel migliore dei modi a ciò che la vita presenta, il che implica anche imparare a chiedere aiuto, quando serve.
Per te cosa significa empowerment?